E’ insoddisfatto chi non ha ricevuto pieno appagamento in un suo desiderio, nelle aspirazioni, in una richiesta.
Conseguenza: delusione e frustrazione o, peggio, rabbia e rancore. In sintesi, incazzatura perenne!
Bene, perché parliamo di questo? Cosa c’entra con la gestione aziendale?
C’entra, c’entra, datemi retta. Guardatevi attorno o pensate alle vostre esperienze passate. Oppure pensate a voi stessi. Mai avuto un Collega, un Dipendente, un Datore di Lavoro insoddisfatto? No? Fortunato te!
Lavorare con un Collega che si lamenta continuamente di quanto il suo impegno non venga riconosciuto a sufficienza. Gestire un Dipendente che si sente sempre “a credito”. Avere un Capo che non è mai contento. Non è facile.
Non è facile e soprattutto è spesso fonte di malcontento generale perché genera inefficienza (lato Collaboratori: la persona insoddisfatta non dà sicuramente il meglio di sé) e demotivazione (lato Datore di Lavoro: il Capo insoddisfatto è certamente sempre un “po’” arrabbiato, distaccato; non conduce, comanda).
Il problema è che l’insoddisfazione è una situazione soggettiva, spesso aggravata dalla mancata reciprocità: le due parti non sono allineate sull’ “ammontare del debito” ed entrambe si sentono in una posizione di “credito”.
Tu ti puoi sentire insoddisfatto perché io non ti dò ciò che tu vuoi o credi di meritare; dal mio punto di vista, sono convinto di averti già dato abbastanza per poter pretendere ciò che ti chiedo.
Difficile, vero? Prima ho usato i termini “debito” e “credito” perché nelle relazioni umane, più o meno consapevolmente, si crea un sistema di dare-avere come nei conti correnti.
Come si traduce in azienda tutto questo? “Con lo stipendio che mi dà, è già buona cosa che faccia il mio lavoro durante le 8 ore”; “Con lo stipendio che gli dò, mi aspetto che se lo chiamo il sabato mattina mi risponda!”.
E’ di questo che stiamo parlando.