Collaboratori: fedeli o competenti?

1 – Ormai lo ripeto in tutte le salse: l’azienda va gestita non solo per l’oggi, ma anche per il domani. Ricavatevi il tempo per alzare la testa dal “fare” quotidiano. Oggi è già domani.
2 – Se la vostra azienda sta crescendo, iniziate ad immaginare la nuova struttura organizzativa: di quali figure professionali avrà bisogno, quali nuove competenze. Mappatele.
3 – Definite con il vostro Collaboratore un percorso di crescita. Se conosco il genere, dovrete obbligarlo, non lo farà volentieri “… ma che ti è venuto in mente? Non ne ho bisogno, poi, guarda la mia scrivania, ti pare io abbia il tempo per queste cose?”. Anche lui ha la testa china sull’oggi.

1 – Solito. Dare poca importanza alla gestione dell’Organizzazione aziendale.
2 – Ignorare il fatto che quando l’azienda cresce, le esigenze cambiano e cambiano anche i rapporti. Uscire dalla dimensione famigliare può essere difficile e provocare uno shock nella comunità aziendale. Per questo è meglio non improvvisare.
3 – Gestire nello stesso modo “famigliare”, con le stesse aspettative, anche i Collaboratori che ti offrono le loro competenze, non la loro abnegazione. Attenzione! Sto parlando comunque di persone corrette, a loro modo attaccate all’azienda, ma solo entro i limiti della professionalità.

Porre a qualsiasi Imprenditore questa domanda: “Preferisci un Collaboratore fedele o un Collaboratore competente?” è come chiedere ad un bambino se vuole più bene alla mamma o al papà.

La questione è di quelle molto spinose perché ha innumerevoli implicazioni, perché rischia di mettere in discussione rapporti consolidati, perché tira in ballo quell’umanità che spesso caratterizza le imprese di piccole dimensioni.
Attenzione, pero! Sgombriamo il campo da ogni fraintendimento: non sto dicendo che il Collaboratore fedele è necessariamente incompetente o che il Collaboratore competente è infedele.


Chiarisco da dove arriva questa riflessione.


Sempre più spesso mi capita di incontrare aziende con una storicità importante, in genere alla seconda generazione, all’interno delle quali ritrovo sempre almeno un Collaboratore c.d. “Storico” che così mi viene, anche con orgoglio, presentato.

In genere è una persona che ha visto nascere l’azienda o ha visto crescere l’attuale Titolare.
Un Collaboratore che ha senza ombra di dubbio contribuito alla crescita aziendale, che ha condiviso con il Titolare i momenti belli, ma soprattutto quelli più brutti.
E’ una persona che ha sempre lavorato a testa bassa, pensando all’interesse aziendale come se fosse il proprio. Ecco, questo è quello che io intendo per Collaboratore Fedele.

E che c’è di male? Direte voi. In verità c’è un filo conduttore fra queste persone: sono talmente brave in quello che fanno che a nessuno (nemmeno a loro!) è venuto mai in mente che avessero bisogno di crescere, di evolvere la loro cultura aziendale, di acquisire nuove competenze.


Intanto l’azienda cresceva … loro meno. Fino al giorno in cui il Titolare si rende conto che in quella posizione, oggi, avrebbe bisogno di una risorsa con una preparazione differente, magari una Laurea se non un master, qualcuno che sappia comprendere e adattarsi più velocemente ai cambiamenti, qualcuno con una maggiore padronanza dei nuovi strumenti informatici.

Spesso, a tutto questo corrisponde una parola: un Collaboratore più giovane.
Terribile, vero? Ve lo avevo detto che l’argomento è spinoso, ma proprio per questo è meglio affrontarlo, anzi no, se siete ancora in tempo, sarebbe meglio prevenirlo.

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