Cos’è il Piano d’Azione senza un buon Monitoraggio!

1 – Fissare il momento del monitoraggio: settimanale sarebbe perfetto.
2 – Stimolare la capacità di analisi delle cause, mettendo al bando scuse e giustificazioni.
3 – Decidere il punto di non ritorno: dopo quanto tempo posso ammettere che un’attività non funziona?

1 – Insistere troppo a lungo quando un’attività non porta risultati.
2 – Temere di ritornare sui propri passi: a volte cambiare idea è necessario.
3 – Cedere alla “schizofrenia”: cambiare strategia di continuo.

Ecco il terzo pilastro: dopo il Budget e il Piano d’Azione, non può mancare il momento del Monitoraggio.

Il monitoraggio non può mancare e non deve mancare, perché la sua assenza rischia di vanificare le attività di previsione e pianificazione.

Quando si passa al “fare”, alla fase di realizzazione e concretizzazione del Piano di Azione, infatti, non è detto che vada tutto liscio ed è solo controllando passo-passo i risultati che è possibile mantenere il controllo.

Soprattutto quando si decide di mettere in campo nuove attività di sviluppo, dal momento che nessuno di noi sa prevedere il futuro (credo!), l’unico modo che abbiamo per contenere i rischi e tutelarci da eventuali decisioni e scelte sbagliate (può succedere, no?!? … eh cccche èèè, caspita!) è proprio questo: tempi ravvicinati di controllo.

Intercettare tempestivamente i segnali di allarme, analizzarli e valutare eventuali azioni correttive: ecco cosa intendo per monitoraggio, non certo riunioni di mero accertamento e rilevazione dei problemi e, nella peggiore delle ipotesi, lancio di coltelli e reciproche accuse.

Il monitoraggio, di per sé, non è nient’altro che un momento di verifica che permette di mantenere il ritmo nello svolgimento delle attività, senza che le cose cadano nel “dimenticatoio”.

A stare sul pezzo! Ecco a cosa serve il monitoraggio.

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