“Bravo, eh, ma è di un lento!” oppure “Come faccio a dirgli che deve andare più veloce?”: stiamo parlando di Collaboratori, ovviamente, e queste sono frasi ricorrenti.
E io, che ho imparato a riflettere prima di parlare … taccio.
Il problema della velocità/lentezza dell’azione umana è uno dei dilemmi imprenditoriali, perché al fianco di ogni Collaboratore, l’Imprenditore vede un contatore che non è mai allineato con il risultato atteso (numeri di pezzi fatti, di dati inseriti, di pratiche evase, ecc.).
Perché taccio? Non perché non riconosco il problema, sia che sia vero sia che sia falso, ma perché per risolverlo bisogna, ancora una volta, sconvolgere l’azienda e la mentalità che la permea. Ancora una volta bisogna parlare di misurazione, di metriche, di indicatori. Allora sì che possiamo anche parlare di velocità e lentezza.
Ed è giusto farlo, se si vuole un’azienda efficiente e ridurre il malcontento derivante dal confronto (“io faccio il doppio di lui e prendo meno, solo perché …” le motivazioni possono essere varie e numerose).
In ogni caso, dobbiamo però partire dalla consapevolezza che la lentezza nell’eseguire un lavoro può derivare da diversi fattori, tutti plausibili e ognuno da gestire diversamente:
• Poca esperienza (sono qui da poco)
• Poca formazione (sto imparando da solo)
• Scarsa attitudine (faccio questo lavoro mio malgrado)
• Insicurezza personale (ho paura di sbagliare)
• Ansia da prestazione (paura delle conseguenze dell’errore)
• Pignoleria (è un difetto, non un pregio!)
• Fattori biologici (stanchezza, malessere, ecc)
• Fattori ambientali (troppo caldo, troppo freddo, scomodità, scarsa illuminazione, ecc)
• Scarsa motivazione (per quello che mi dai …)
• Scelta (questo è il mio ritmo e non ho nessuna intenzione di cambiarlo)
• … ce ne saranno sicuramente altri, ma in questo momento non mi vengono in mente!
Già mettendoli in fila, è comunque più facile immaginare dei rimedi, che ne dite?