“Gliel’ho già detto decine di volte!”, “Ma quante volte glielo devo dire”, “A volte mi sembra di parlare arabo!”.
Se ci insegnassero fin da bambini quanto è difficile comunicare (che non è parlarsi) e quanto impegno e attenzione ci dovremmo mettere, forse perderemmo meno tempo a risolvere problemi di incomprensioni e mal di pancia annessi e connessi.
Se ci dicessero quanti ostacoli esistono fra il Dire e il Recepire, saremmo un po’ più cauti e un po’ più comprensivi con chi ci ascolta (… e magari non ci capisce o, peggio, crede di aver capito).
Senza alcuna pretesa di completezza, ne elenco alcuni:
- Ciò che pensiamo non corrisponde a ciò che diciamo, ma non sempre ce ne rendiamo conto.
- Ciò che diciamo deve superare vere e proprie barriere: rumori, distrazioni, filtri mentali e culturali (arrabbiature, pregiudizi, esperienze differenti, padronanza della lingua, ecc).
- Quel che rimane, deve essere ricordato: bingo!
Tutto questo in numeri (spannometricamente):
- parte 100
- arriva 40
- rimane 10
Un bel campo minato, non c’è che dire, e non tenerne conto è come montare un mobiletto Ikea senza leggere le istruzioni: o ti manca una vite o ti rimane una vite. Comunque devi rimetterci le mani.