Sapere qual è la cosa giusta da fare e …. continuare a non farla. Perché?

1 – Abituarsi a distinguere la natura delle attività: non è sempre importante fare tante cose se si tralasciano le cose giuste.
2 – Per sapere quali sono le cose giuste bisogna definire gli obiettivi. Sono giuste quelle attività che ti permettono di raggiungerli.
3 – Creare un contesto aziendale dove siano banditi l’arroganza del giudizio e la vergogna dell’errore: chi fa può sbagliare, ma dimostra coraggio. Chi giudica, in genere, fa solo quello che gli fa comodo fare e si nasconde dietro a mille scuse … provate a farci caso.

1 – Rinunciare alla sfida di fare regolarmente qualcosa di nuovo, di difficile, qualcosa che ci dirà a che punto siamo della nostra formazione, della nostra professionalità della nostra crescita.
2 – Temere di sbagliare: spesso è l’errore che ci aiuta a capire meglio cosa fare. Stabilite anche un Piano B! Rassicura.
3 – Avere un atteggiamento giudicante: è il modo giusto per bloccare le persone e ingessare l’azienda.

Passare dal pensiero all’azione, perché è così difficile?

O meglio sapere cosa è meglio fare o cosa è necessario fare … e buttarsi a fare tutt’altro, anche se questo “tutt’altro” in quel momento non serve per raggiungere i nostri obiettivi.

A chi non capita?
Lo dico contro il mio interesse: è difficile incontrare Imprenditori che, in teoria, non sappiano cosa è meglio fare per migliorare la propria azienda.
In pratica? Non lo fanno. Perché? E non sto parlando di grandi cose. A volte anche piccoli cambiamenti che potrebbero portare benefici o miglioramenti nel lavoro di tutti i giorni.

A me capita e lo faccio consapevolmente, quando ho bisogno di “carburare”, parto dalle cose facili, quelle che faccio in automatico, quelle che so fare e so che mi vengono naturali. Però lo so, che così facendo, sto sì facendo attività utili, ma non quelle necessarie per ottenere il risultato che mi sono proposta.
E so che l’attività importante, quella impegnativa, quella che fa svoltare (in senso positivo o negativo) è lì che mi guarda: una telefonata, una decisione, un incontro, un documento da scrivere.
Quando arrivi a sera però, dopo aver fatto tante cose, ma non quella lì … non è bello, anche se l’aver fatto tante cose ci alleggerisce (apparentemente) la coscienza.

Perché allora è così diffuso questo comportamento?
Ho provato a mettere insieme qualche ipotesi:
• Ansia da prestazione: spesso “la cosa” è complessa, non l’abbiamo mai fatta e temiamo di non sapere gestire le conseguenze.
• Mancanza di competenze: non so come fare.
• Paura di fallire, di fare una brutta figura, di ricevere una valutazione negativa, di essere giudicato.
• Il peso della responsabilità: tutto quello detto sopra, messo insieme.

Risultato? Fermi. Fermissimi! Intanto il tempo scorre e tutto rimane uguale a sé stesso. Immobile. L’unica cosa che si muove? Parole, parole, parole, tante parole per spiegare il perché … nessuno ha fatto nulla.

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